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FAQ - Domande frequenti sugli impianti fotovoltaici

Gentile utente, abbiamo qui inserito le domande che di solito ci vengono poste dai nostri clienti in merito agli impianti fotovoltaici partendo da quelle più frequenti. Le 19 domande più frequenti dei clienti:
  1. Da che cosa è composto un impianto fotovoltaico?
  2. A quanto ammontano i costi di manutenzione?
  3. Desidero realizzare un grande impianto fotovoltaico che prevede un investimento cospicuo. La banca è disponibile a finanziarmi per intero l’impianto?
  4. Dove e come può essere installato un impianto fotovoltaico?
  5. Un impianto fotovoltaico di quale potenza ossia quanti kWp riuscirei ad installare, considerando che ho un capannone di circa 1000 mq?
  6. Quanta elettricità può produrre, in un anno, un impianto fotovoltaico per esempio da 100 kWp?
  7. Che cosa è la tariffa incentivante GSE e a quanto ammonta?
  8. Se immetto in rete tutta l’energia che produco (o anche una buona parte) questa mi viene pagata ugualmente? Oppure ho diritto a riscuotere la sola tariffa incentivante GSE?
  9. Cosa si intende per “Ritiro Dedicato” e cosa invece per “Conto Scambio” (ex-Scambio sul posto)?
  10. Oltre al contributo GSE e alla possibilità di rivendere l’energia elettrica prodotta dall’impianto, posso ottenere ulteriori contributi ed incentivi pubblici del tipo a fondo perduto?
  11. Quanto tempo può durare un impianto fotovoltaico?
  12. Tra venti anni, esaurendosi il Conto Energia, se non avessi più interesse a tenere l’impianto fotovoltaico, che problemi avrò a smaltire i moduli fotovoltaici e l’intero impianto?
  13. Mi conviene investire adesso in un impianto fotovoltaico, considerando che il prezzo dei pannelli quasi certamente diminuirà?
  14. La tecnologia dei pannelli fotovoltaici migliorerà sicuramente. Non sarebbe più conveniente aspettare?
  15. Quanti anni ci vogliono per ammortizzare il costo di un impianto fotovoltaico?
  16. Quali sono, ad oggi, le marche migliori di pannelli fotovoltaici?
  17. Con quale materiale sono realizzati i principali tipi di pannelli fotovoltaici attualmente in commercio?
  18. Dispongo già di quattro preventivi, elaborati peraltro in tempi molto rapidi da chi me li ha proposti. Quali sono gli elementi necessari per fare una corretta valutazione? Anche perché si discostano alquanto per importo, per marchio del prodotto e per soluzioni suggerite.
  19. È vero che si rischia di non vedersi riconoscere il contributo GSE?

Da cosa è composto un impianto fotovoltaico?

Un impianto fotovoltaico trasforma l’energia solare in energia elettrica.

Esso è composto essenzialmente da:

  • Pannelli fotovoltaici ossia moduli in materiale semiconduttore (silicio cristallino);
  • Inverter che trasformano l’energia continua in alternata;
  • Strutture di supporto fisse o orientabili dei pannelli fotovoltaici, morsetti;
  • Quadri elettrici, protezioni, contatori, cavi;

L’unità di misura di un impianto fotovoltaico è il kW Picco o Potenza, in sigla kWp.

La quantità di energia elettrica prodotta dall’impianto viene invece misurata in kilowattora, in sigla kWh.

N.B.: Un impianto fotovoltaico è finalizzato a produrre energia elettrica, mentre un impianto solare termico è finalizzato a riscaldare acqua.

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A quanto ammontano i costi di manutenzione?

Il costo annuo di manutenzione dipende dal tipo e dalle dimensioni dell’impianto: può partire da 0,50% annuo del costo complessivo per impianti fissi installati su tetti di capannoni industriali, sino al 2,5% annuo del costo iniziale se si tratta di impianti dotati di dispositivi girevoli (ad inseguimento solare).

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Desidero realizzare un grande impianto fotovoltaico che prevede un investimento cospicuo. La banca è disponibile a finanziarmi per intero l’impianto?

Ciò dipende dal soggetto richiedente. “A ciascuno il suo credito” recita lo spot di una nota Banca. E ciò, in linea di massima, vale anche per gli impianti fotovoltaici. Settimanalmente riceviamo decine di telefonate sull’argomento e la risposta è sempre la medesima: il soggetto che richiede un finanziamento per realizzare un impianto fotovoltaico deve avere merito creditizio. In parole povere la Banca, ricevuti dal soggetto richiedente i documenti di rito (Dichiarazione dei redditi, Modello Unico, Bilanci se si tratta di un’Azienda, ecc.), ne valuterà la situazione patrimoniale complessiva e l’affidabilità, richiedendo inoltre un preciso quanto puntuale Business Plan sull’investimento previsto. La cessione dei contributi GSE (Tariffa Incentivante) a favore della Banca è, in questi casi, di prassi. Ciò premesso se il merito creditizio del soggetto richiedente viene stimato complessivamente, ad esempio, in € 200.000 (comprensivi del valore del terreno o dell’immobile che si è eventualmente disposti a dare in garanzia), sarà impensabile poter realizzare un impianto il cui costo stimato è di € 1.000.000,00. Nella migliore delle ipotesi se la pratica di richiesta di finanziamento viene impostata a regola d’arte, prevedendo eventuali garanzie consortili, si potrà duplicare, in casi eccezionali addirittura triplicare il merito creditizio (in tal caso la Banca potrebbe richiedere fidejussioni) ma di più non si può ottenere. E considerando il metro di valutazione delle Banche italiane nell’erogare il credito, arrivare a triplicare il proprio merito creditizio è, di fatto, un “quasi miracolo”.

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Dove e come può essere installato un impianto fotovoltaico?

I moduli fotovoltaici possono essere collocati su qualsiasi pertinenza di un immobile (tetto, facciata, terrazzo, ecc.), su strutture quali pensiline per parcheggi, tettoie e verande, oppure sul terreno o creando una struttura di sostegno ad hoc, in base a requisiti di:

  • disponibilità di spazio necessario per installare i moduli
  • corretta esposizione ed inclinazione della superficie dei moduli

Le condizioni ottimali in Italia sono:

  • Esposizione a SUD (accettabile anche SUD-EST, SUD-OVEST, con ridotta perdita di produzione)
  • Inclinazione dei moduli compresa fra 25° (latitudini più meridionali) e 36° (latitudini più settentrionali)
  • Assenza di ostacoli in grado di creare ombreggiamento

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Un impianto fotovoltaico di quale potenza ossia quanti kWp riuscirei ad installare, considerando che ho un capannone di circa 1000 mq?

Dipende da diversi e molteplici fattori, quali la tecnologia dei moduli adottata, la loro potenza, la loro disposizione. Per tale motivo non è possibile dare un’indicazione precisa: si pensi che sfruttando tutta la superficie di 1000 mq potrebbe essere possibile installare un impianto da 200 kWp, così come – sempre sfruttando interamente i 1000 mq – si potrebbe riuscire ad installare un impianto di appena 50 kWp.

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Quanta elettricità può produrre, in un anno, un impianto fotovoltaico per esempio da 100 kWp?

La capacità produttiva di un impianto la si misura in termini di kilowattora (kWh) prodotti. Tale produttività dipende da diversi fattori quali:

  • Prestazioni tecniche e qualità dei componenti dell’impianto (moduli, inverter ed altre apparecchiature)
  • Radiazione solare incidente sul sito di installazione
  • Orientamento ed inclinazione della superficie dei moduli
  • Assenza/presenza di ombreggiamenti

In Italia, prendendo come riferimento un impianto di buon livello tecnologico, ogni kWp può produrre annualmente:

  • Settentrione estremo: 1.000 – 1.100 kWh/anno
  • Settentrione 1.100 – 1.300 kWh/anno
  • Centro-nord 1.200 – 1.400 kWh/anno
  • Centro: 1300 – 1400
  • Sud 1.400 – 1.600 kWh/anno

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Che cosa è la tariffa incentivante GSE e a quanto ammonta?

La tariffa incentivante è il contributo che il GSE paga al soggetto titolare (responsabile) dell’impianto per ogni kWh prodotto dall’impianto per il periodo di 20 anni. La tariffa viene corrisposta e calcolata su TUTTI i kWh prodotti dall’impianto, indipendentemente dagli autoconsumi; tale tariffa risulta differenziata in base alla taglia degli impianti ed al grado di integrazione architettonica.

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Se immetto in rete tutta l’energia che produco (o anche una buona parte) questa mi viene pagata ugualmente? Oppure ho diritto a riscuotere la sola tariffa incentivante GSE?

Se si opta per il “Ritiro Dedicato” Lei otterrà, per ogni kilowattora prodotto dall’impianto fotovoltaico, quanto segue:

  • Riscuoterà la tariffa incentivante GSE (in base alla data di richiesta all’Enel di allacciamento alla rete dell’impianto realizzato – vedi tabelle Domanda 7) ed 8)
  • Ogni Kwh immesso in rete le sarà pagato a prezzo di mercato (sino a 0,0964 euro ossia 9,64 centesimi).

Nel caso in cui si opti per il “Conto Scambio” (ex Scambio sul Posto) Lei otterrà, per ogni kilowattora prodotto dall’impianto fotovoltaico, quanto segue:

  • Riscuoterà la tariffa incentivante GSE (in base alla data di richiesta all’Enel di allacciamento alla rete dell’impianto realizzato – vedi tabelle Domanda 7) ed 8)
  • La quantità di energia elettrica prodotta dall’impianto ed immessa in rete andrà a compensazione (da qui la definizione conto-scambio) con quella prelevata dalla rete, effettuando i calcoli sul controvalore in euro dei kWh prodotti e immessi in rete dall’impianto fotovoltaico e sul controvalore in euro dei kWh prelevati dalla rete.

Maggiori informazioni sul Ritiro Dedicato e sullo Scambio sul Posto
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Cosa si intende per “Ritiro Dedicato” e cosa invece per “Conto Scambio” (ex-Scambio sul posto)?

È bene comprendere, in primis, un meccanismo fondamentale: l’azienda continua a prelevare energia elettrica dalla rete Enel quando l’impianto non produce (esempio durante la notte) oppure quando l’impianto fotovoltaico, di giorno, non riesce a soddisfare tutti i fabbisogni dell’azienda. L’azienda però, a sua volta, immette nella rete Enel tutta l’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico quando non la impiega (esempio durante il week-end).

In un impianto fotovoltaico sono previsti dei contatori che contabilizzano tutta l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico (sia quella immessa in rete dall’azienda, sia quella auto-consumata) nonché l’energia prelevata dalla rete.

Tra i suddetti contatori vi è quello del GSE che contabilizza tutta l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico, ai fini del calcolo del contributo e dell’importo che il GSE dovrà versare mensilmente all’azienda.

Regime di “Ritiro Dedicato” – vendita dell’energia eccedente

Fermo restando il ricavo derivante dalla tariffa incentivante per ogni kWh prodotto dall’impianto – vedi tabelle Domanda 7) ed 8), optando per il “Ritiro Dedicato” ossia il regime di vendita dell’energia elettrica prodotta eccedente, vediamo adesso cosa accade. Ipotizziamo che l’impianto abbia prodotto 180.000 kWh in un anno di cui:

  1. 140.000 Kwh auto consumati
  2. 40.000 kWh immessi in rete

Consideriamo inoltre che 10.000 kWh vengano comunque prelevati dalla rete.

In tal caso i 140.000 kWh rappresentano il risparmio in bolletta, i 40.000 KWh le saranno invece pagati a prezzo di mercato (attualmente circa 0,10 euro ossia 10 centesimi), mentre i 10.000 KWh prelevati dalla rete saranno pagati dall’azienda attraverso regolare bolletta.

Regime “Conto Scambio” (ex-Scambio sul posto) – possibile per impianti sino a 200 kWp

Fermo restando il ricavo derivante dalla tariffa incentivante per ogni kWh prodotto dall’impianto – vedi tabelle Domanda 7) ed 8), se si opta per il regime di “CONTO SCAMBIO” il meccanismo contabile è più complesso in quanto la quantità di energia elettrica prodotta dall’impianto e immessa in rete andrà a compensazione con quella prelevata dalla rete, effettuando però i calcoli sul controvalore in euro (a prezzi di mercato) dei kWh prodotti e immessi in rete dall’impianto fotovoltaico e sul controvalore in euro (a prezzi di bolletta) dei kWh prelevati dalla rete. È infine previsto una sorta di “conguaglio” su base annua. Per avere un quadro attendibile della convenienza di questo tipo di regime, è però assolutamente necessario elaborare diversi dati e variabili. Il “Conto Scambio”, in linea di principio, potrebbe risultare interessante per gli impianti tarati alla pari o inferiori ai fabbisogni di energia elettrica dell’azienda.

Maggiori informazioni sul Ritiro Dedicato e sullo Scambio sul Posto
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Oltre al contributo GSE e alla possibilità di rivendere l’energia elettrica prodotta dall’impianto, posso ottenere ulteriori contributi ed incentivi pubblici del tipo a fondo perduto?

Vi sono alcune normative, salvo verifica dei requisiti di accessibilità della sua azienda, cumulabili con il contributo GSE che prevedono contributi a fondo perduto, in credito d’imposta o in conto interessi (abbattimento degli interessi) in misura non superiore al 20% del costo complessivo dell’impianto.

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Quanto tempo può durare un impianto fotovoltaico?

I costruttori più accreditati garantiscono per i pannelli fotovoltaici, generalmente, 30 anni di vita con una produttività, al 30° anno, pari all’80-85% di quella inizialmente garantita al nuovo. Trascorsi i 30 anni, un impianto fotovoltaico continua a produrre energia elettrica per ancora 10/20 anni con buoni rendimenti (80%-65%).

Gli inverter invece possono essere garantiti da un minimo di 5 ad un massimo di 10 anni. Si consideri comunque che sono i pannelli fotovoltaici a rappresentare i componenti economicamente più rilevanti dell’investimento complessivo.

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Tra venti anni, esaurendosi il Conto Energia, se non avessi più interesse a tenere l’impianto fotovoltaico, che problemi avrò a smaltire i moduli fotovoltaici e l’intero impianto?

I moduli fotovoltaici composti da silicio (policristallino, monocristallino, amorfo, amorfo+microcristallino) potranno essere smaltiti così come oggi avviene per le schede dei computer o dei circuiti stampati. A riguardo già alcune associazioni europee, come la Pv Cycle fondata nel luglio 2007, si sono attrezzate per la raccolta ed il riciclaggio a titolo gratuito.

È però opportuno evidenziare che la produttività dei suddetti moduli fotovoltaici è garantita dai migliori costruttori all’85% trascorsi 25 anni dall’installazione. Ciò significa che un impianto fotovoltaico può garantire una buona produzione di energia elettrica per più di 50 anni (severi test di laboratorio indicano la durata di attività di un modulo sino a 80 anni). Per cui se è vero che dopo venti anni non si incasserà più il Conto Energia (Tariffa Incentivante GSE), potrebbe però risultare conveniente lasciare in vita l’impianto per soddisfare i propri fabbisogni energetici o per rivendere l’energia prodotta.

Per ciò che invece concerne i moduli fotovoltaici realizzati in telluluro di cadmio – come quelli prodotti dalla First Solar – trattandosi di sostanza tossica ed altamente inquinante, è obbligatorio lo smaltimento al termine della garanzia (20 anni) a spese della stessa ditta produttrice.

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Mi conviene investire adesso in un impianto fotovoltaico, considerando che il prezzo dei pannelli quasi certamente diminuirà?

E’ molto difficile prevedere la volatilità dei prezzi. Si consideri comunque la domanda sempre molto sostenuta che oggi caratterizza (e caratterizzerà negli anni a venire) il mercato nonché la difficoltà dei produttori nel reperire silicio di qualità (silicio impuro per produrre moduli di bassa qualità, lo si trova invece a iosa). Comunque vada i decreti emanati sul fotovoltaico indicano chiaramente una tariffa incentivante GSE tarata in rapporto ai prezzi di mercato dei moduli. Quindi, per esempio, qualora il prezzo dei moduli fotovoltaici dovesse diminuire del 40% anche il contributo diminuirà in egual misura.

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La tecnologia dei pannelli fotovoltaici migliorerà sicuramente. Non sarebbe più conveniente aspettare?

La tecnologia fotovoltaica a livello industriale vanta ben 55 anni di esperienza (il primo pannello è del 1953), e non è poco. Negli anni a venire si potranno ottenere miglioramenti, ma è difficile ipotizzare una vera rivoluzione tecnologica. Si consideri che colossi multinazionali, quali Mitsubishi, Solar World, Sharp, Sun Power, da più di qualche anno gareggiano ormai su qualche manciata di watt in più prodotto per pannello. Ricordiamo inoltre ciò che è successo all’industria automobilistica. Negli anni 70 molti ingegneri ipotizzavano che una macchina di media cilindrata, nel 2000, avrebbe percorso oltre 100 Km con un solo litro di benzina. Era una ipotesi che si è rilevata un sogno, purtroppo. Intanto, per i pannelli fotovoltaici vi è una certezza: gli incentivi europei e statali termineranno ed investire in impianti fotovoltaici non sarà più la grande occasione che è oggi. Ecco perché la Germania, in breve tempo, ha già raggiunto quasi 55.000 MW installati sul proprio territorio (sì, avete ben compreso: 55.000 MW contro i nostri attuali 6.000 MW !) considerando che il suo irraggiamento solare è inferiore di circa il 30% rispetto all’Italia. Al lettore le conclusioni.

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Quanti anni ci vogliono per ammortizzare il costo di un impianto fotovoltaico?

Oltre a considerare i tempi di ammortamento, le aziende dovrebbero considerare un vantaggio straordinario che l’investimento in un impianto fotovoltaico può generare: il cash flow (flussi di cassa) in attivo, da subito. È inoltre importante il calcolo del T.I.R. (Tasso Interno di Rendimento) che risulta quasi sempre molto interessante. Per ciò che invece concerne gli anni utili ad ammortizzare l’impianto, dare una risposta certa e univoca è praticamente impossibile se non si dispone di tutti i dati dell’azienda e della tipologia dell’impianto. Si consideri, a riguardo, che i risultati di accurati Studi di Fattibilità hanno indicato in alcuni casi l’ammortamento dell’impianto in 4-5 anni, in altri casi 7 o 9 anni che sono comunque pochi in rapporto alla temporalità di lungo termine dell’investimento.

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Quali sono, ad oggi, le marche migliori di pannelli fotovoltaici?

Molto difficile dare una risposta precisa. Le più note e le più accreditate, in termini di tecnologia, qualità del prodotto, garanzia, affidabilità e durabilità sono, ad oggi, le seguenti (in ordine alfabetico): BP Solar, First Solar, Kyocera, Mitsubishi, Rec Solar, Mage Solar, Sanyo, Sharp, Solar World, Sunways, Sun Power. Ma ci sono anche altri Produttori che producono moduli eccellenti. Si consideri a riguardo che oggi si dispone di una vasta scelta in quanto i marchi commercializzati in Italia sono attualmente oltre 300. Ma tra questi, purtroppo, ci sono anche molti marchi dai quali è meglio stare alla larga, molto alla larga.

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Con quale materiale sono realizzati i principali tipi di pannelli fotovoltaici attualmente in commercio?

I pannelli si compongono di moduli che possono essere realizzati in:

  • Silicio Policristallino
  • Silicio Monocristallino
  • Silicio Amorfo
  • Silicio Amorfo+Microcristallino (Tandem)
  • Telloruro di Cadmio

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Dispongo già di quattro preventivi, elaborati peraltro in tempi molto rapidi da chi me li ha proposti. Quali sono gli elementi necessari per fare una corretta valutazione? Anche perché si discostano alquanto per importo, per marchio del prodotto e per soluzioni suggerite.

Un impianto fotovoltaico è un investimento importante per un’azienda.

Per capire se un preventivo è attendibile e se è stato eseguito da professionisti del settore, è necessario che contenga i seguenti elementi:

  • Consumi e fabbisogni di energia elettrica dell’azienda, che considerino le quantità di kWh impiegati ed il costo effettivo per ogni kWh, comprensivo di oneri e accessori, anche in considerazione dei consumi dell’azienda nelle fasce di picco e di fuori picco;
  • Tutti i dati tecnici relativi agli impianti elettrici esistenti e alla logistica, rilevati attraverso accurato e meticoloso sopralluogo da parte di uno o più ingegneri o periti specializzati, anche per mezzo di opportuno servizio fotografico;
  • Esatto rilevamento del posizionamento della superficie. Confronto dei dati rilevati a mezzo tecnologia satellitare con i dati delle planimetrie catastali su cui andrà ad essere installato l’impianto rispetto ai punti cardinali Nord-Sud-Est-Ovest nonché rispetto alla latitudine;
  • Grado di inclinazione del tetto e relativo grado di inclinazione dei pannelli suggerita, soprattutto rispetto alla latitudine;
  • Individuazione della tipologia di pannello più idoneo (policristallino o monocristallino, ovvero silicio amorfo, pannelli flessibili o film sottile) e sue dimensioni, nonché scelta della struttura di sostentamento se a base fissa oppure orientabile;
  • Sulla base di tutti i dati relativi ai precedenti tre punti, distanza necessaria tra una fila di pannelli e l’altra (che può variare statisticamente da circa 1,00 sino a 2,80 metri) per evitare ombreggiamenti anche minimi che possano inficiare notevolmente la produttività dell’impianto;
  • Messa in sicurezza del cantiere e relativi costi;
  • Schede tecniche nonché certificati di garanzia dei prodotti, in particolare dei pannelli fotovoltaici e degli inverter;
  • Decremento della produttività dell’impianto negli anni, anche considerando la garanzia del costruttore (solitamente 80%- 85% sino al 25° anno);
  • Sistema di monitoraggio della produttività dell’impianto con controllo in remoto e via Web;
  • Ricerca degli istituti di credito disponibili a finanziare l’investimento per intero o parzialmente. Illustrazione dei piani di ammortamento di operazioni di mutuo bancario o leasing, e costo del denaro relativo a tali operazioni;
  • Normative e agevolazioni riguardanti incentivi e finanziamenti a fondo perduto, in credito d’imposta o abbattimento degli interessi, cumulabili con il contributo GSE; Indicazione della tempistica di realizzazione e di collaudo dell’impianto nonché dei tempi di erogazione del contributo GSE;
  • Ammortamento fiscale dell’impianto;
  • Costi di polizza assicurativa;
  • Costi di manutenzione;
  • Elaborazione di un preciso Business Plan che consideri tutti (proprio tutti) i punti suddescritti, compendiati in uno Studio di Fattibilità. Tale documento è indispensabile perché permette all’azienda di effettuare la scelta più oculata e vantaggiosa in base ai dati oggettivi, alle variabili, ai parametri propri dell’azienda ed ai suoi fabbisogni energetici. Lo Studio di fattibilità è, tra l’altro, fondamentale per ottenere la massima disponibilità da parte degli istituti di credito a finanziare per intero l’investimento.

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È vero che si rischia di non vedersi riconoscere il contributo GSE?

Questa ipotesi può dipendere esclusivamente da errori della ditta installatrice. Effettivamente alcuni impianti non hanno superato il collaudo (non sono stati rispettati le norme ed i criteri previsti per questo tipo di impianti) oppure alcune istanze sono state respinte dal GSE perchè la documentazione era incompleta. Sarà quindi opportuno che l’azienda verifichi che la ditta installatrice garantisca la massima esperienza e professionalità per questo tipo di impianti, con un occhio attento verso quegli operatori che non hanno maturato una significativa esperienza in impianti di medie-grandi dimensioni o che si sono improvvisati esperti in fotovoltaico.

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..E LE ALTRE DOMANDE

Mi hanno detto che tutte le aziende che intendono realizzare nuovi capannoni industriali o commerciali, oppure effettuare ristrutturazioni che richiedono la concessione edilizia da parte del comune, hanno l’obbligo di dotarsi di impianti per la produzione di energia elettrica (tra questi gli impianti fotovoltaici). Tutto vero?
In armonia con quanto previsto dall’allegato I, comma 13, del d.lgs. 192/2005 e 311/2006, quasi tutte le Regioni attuano l’obbligo di installare impianti fotovoltaici (e se non fattibile, un diverso impianto a fonte rinnovabile) per tutti gli edifici di nuova costruzione o per quelli che, in caso di ristrutturazione, hanno la necessità di richiedere la licenza edilizia. Si ricorda inoltre che, insieme all’impianto fotovoltaico, è obbligatorio installare un impianto solare termico per la produzione di acqua calda nonché dotarsi dell’attestato di certificazione energetica. Tutte le regioni ed i comuni italiani dovranno comunque adeguarsi a tale direttiva entro breve.
Se un’azienda è proprietaria di più immobili in luoghi separati, può realizzare un impianto per ciascuno degli immobili?
Sì.
È vero che qualora vi sia un black out da parte dell’Enel, grazie all’impianto fotovoltaico continuerò a disporre di energia elettrica?
No. L’azienda continua a prelevare energia dall’Enel (per esempio, durante le ore notturne) così come ha sempre fatto. Quindi, in caso di black out, rimarrà comunque senza luce.
Come si può valutare la produzione annua attesa di energia elettrica?
La valutazione può essere effettuata a partire dai dati di insolazione del territorio italiano su superficie orizzontale riportati nella Norma UNI 10349: “Riscaldamento e Raffrescamento degli edifici. Dati climatici”. I suddetti dati debbono essere corretti in relazione all’effettiva esposizione ed inclinazione del campo fotovoltaico e trasformati in producibilità annua sulla base del rendimento dell’impianto. Esistono specifici software che permettono di eseguire tale calcolo.
Per quale tipologia di impianti è necessario richiedere la licenza all’Ufficio Tecnico di Finanza (UTF)?
Sono soggetti alla Denuncia di Officina Elettrica e a licenza di esercizio UTF gli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 20 kW (legge 133/99). Nel caso in cui l’impianto ricada in territori montani, sono soggetti a tale obbligo solo gli impianti di potenza superiore a 30 kW.
Il proprietario di un immobile dato in affitto a terzi può installare dei pannelli sul tetto dell’immobile e richiedere un contatore per immettere energia in rete, pur non avendo né installato, né intestato a proprio nome alcun contatore per la fornitura di energia in quel sito?
Può farlo se la potenza dell’impianto fotovoltaico è superiore a 200 kWp, oppure, nel caso di impianto di potenza inferiore a 200 kW, qualora si sia optato per il regime “Ritiro Dedicato”.Restano fermi, comunque, i diversi ed ulteriori rapporti tra proprietario e conduttore, disciplinati dal relativo contratto di locazione.
Possono accedere all’incentivo impianti non collegati alla rete elettrica?
No, il meccanismo del “conto energia” premia unicamente gli impianti collegati alla rete elettrica, ivi incluse le piccole reti isolate di cui all’art. 2, comma 17 del D.Lgs. 79/1999. Ogni singolo impianto dovrà essere caratterizzato da un unico punto di connessione alla rete elettrica non condiviso con altri impianti fotovoltaici come definito nel art. 4 comma 9 del DM 19 febbraio 2007.
Quali i tempi per la comunicazione del riconoscimento della tariffa incentivante da parte del GSE?
Per tutti gli impianti, il GSE, verificato il rispetto delle disposizioni del DM 19 febbraio 2007, comunica al soggetto responsabile la tariffa riconosciuta entro 60 giorni dalla data di ricevimento della richiesta completa di tutta la documentazione.
E’ possibile accumulare l’energia fotovoltaica prodotta?
E’ possibile ed è particolarmente utile per gli impianti fotovoltaici non collegati alla rete elettrica (rifugi di montagna, ecc.), la cui produzione, si ricorda, al momento non è ancora incentivata. Invece, per gli impianti incentivati collegati alla rete, l’energia in eccesso rispetto ai consumi può:
  • essere immessa in rete e prelevata quando la produzione è inferiore ai consumi (per impianti non superiori a 200 kWp che scelgono il servizio di “Conto Scambio”);
  • essere venduta al gestore di rete (per impianti che scelgono il “Ritiro Dedicato”.
E’ possibile realizzare un impianto di potenza che produca in eccesso rispetto ai propri consumi?
Sì.
E’ possibile realizzare un impianto di potenza che produca meno rispetto ai propri consumi?
Sì.
Chi effettua le letture dell’energia prodotta?
Il soggetto che effettua le letture è diverso a seconda della potenza dell’impianto. In dettaglio, nel caso di impianti con potenza nominale:
  • Compresa fra 1 e 200 kW, che si avvalgano o meno del regime di “Conto Scambio”, è il gestore locale di rete che effettua la rilevazione dell’energia elettrica prodotta, oltre all’installazione ed alla manutenzione delle apparecchiature di misura;
  • Maggiore di 200 kW, che immettono in rete tutta l’energia elettrica prodotta, è il gestore locale di rete cui l’impianto è connesso che effettua la rilevazione. Inoltre, i soggetti responsabili debbono inviare, su base annuale e riferita all’anno solare precedente, copia della dichiarazione di produzione di energia elettrica presentata all’Ufficio Tecnico di Finanza;
Maggiore di 200 kW, che non immettono in rete tutta l’energia elettrica prodotta ma la autoconsumano, il soggetto responsabile può scegliere se avvalersi o meno del gestore di rete cui l’impianto è collegato per la rilevazione dell’energia prodotta. Anche in questo caso il soggetto responsabile deve trasmettere al soggetto attuatore, su base annuale e riferita all’anno solare precedente, copia della dichiarazione presentata all’Ufficio Tecnico di Finanza.
È vero che se voglio ottenere ulteriori contributi ed incentivi (a fondo perduto, in credito d’imposta, conto interessi) sull’investimento in un impianto fotovoltaico, oltre alla tariffa incentivante erogata dal GSE, dovrò dotarmi di attestato di certificazione energetica?
A decorrere dal 1° gennaio 2007, l’attestato di certificazione energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare interessata è necessario per poter accedere agli incentivi ed alle agevolazioni di qualsiasi natura, sia come sgravi fiscali o contributi a carico di fondi pubblici, finalizzati al miglioramento delle prestazioni energetiche dell’unità immobiliare, dell’edificio o degli impianti. Tale direttiva non risulterebbe ancora però attuata, al momento, né dalle Regioni né dagli enti locali.

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